LESS EGO MORE ECO. Verso una sostenibiità condivisa

Data 16 Maggio 2012

Categorie Libri|pubblicazioni

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Estetica, pianificazione, sviluppo, tecnologia, economia: cinque ambiti differenti per raccontare lo stesso cammino verso la cultura e pratica della sostenibilità. Progetto CMR lo fa attraverso il libro ‘Less Ego More Eco‘ presentato oggi in anteprima, frutto di un importante percorso di ricerca e arricchito dal contributo di alcuni tra i principali protagonisti della cultura, economia, ambiente e architettura nazionali e internazionali.

Estetica della sostenibilità: amore per l’ambiente e i suoi abitanti Siamo pronti a condividere un “patto sociale”, che ci porterà ad identificare come ‘bello’ tutto ciò che comunicherà ricerca, contenuti, valori e rispetto per l’ambiente. Progettare in un’ottica sostenibile, secondo un criterio “inside – out”, significa partire da una fase d’ascolto delle esigenze del singolo, per farle diventare quelle della comunità. Pur nella nostra diversità, viviamo accomunati da tecnologie che hanno abbattuto la dimensione spazio-temporale e ci troviamo di fronte alla necessità di affrontare l’emergenza ambientale. Ogni territorio genera un’architettura che scaturisce in modo naturale, una “grammatica del luogo”: il segreto è ritornare alla centralità dell’uomo, non delle opere da lui realizzate.

Pianificazione sostenibile. Green design for a better life Da sempre le città sono lo specchio di chi le abita: le attuali aree urbane, sono il risultato del nostro comportamento reiterato nel tempo. Il 31 maggio 2010, la Commissione Industria dell’UE ha stabilito che, entro il 2020, tutte le costruzioni dovranno essere “net zero building”. Il problema fondamentale – in Europa come nei paesi fortemente sviluppati – è innescare una rigenerazione urbana che sia in grado di gestire la trasformazione nel suo insieme, in progressione armonica rispetto al territorio. Se il paradigma green si declina su prosperità economica, equilibrio sociale e ambiente salubre, la progettazione urbana sostenibile deve seguire due linee d’azione: una forma compatta e densa (in controtendenza rispetto all’attuale dispersione) e la mobilità sostenibile. Una ricetta apparentemente semplice, ma che implica la piena consapevolezza e la partecipazione attiva dei cittadini.

Sviluppo sostenibile, input comune La sostenibilità non si autoalimenta. Al contrario, presuppone una sensibilità comune, un consenso collettivo. Instillare una ‘cultura sostenibile’ significa modificare un modus operandi consolidato, partendo proprio da chi abita i grandi insediamenti urbani. Non solo, una volta attivato questo processo è indispensabile affiancargli il concetto di ‘durevole’, ovvero riproducibile nel tempo, per dare vita ad un circolo virtuoso: sviluppare società green diventa possibile solo se le istanze ecologiste e le dinamiche presenti nelle grandi metropoli globali, entrano a far parte della routine nella governance urbana.

Tecnologia e misura del valore. Utilizzare le risorse rinnovabili in modo ponderato rispetto al loro tasso di rigenerazione, immettere nell’ambiente inquinanti che possano essere metabolizzati e sfruttare le risorse non rinnovabili a ritmo inferiore rispetto all’introduzione di sostituti rinnovabili, sono tre principi chiave su cui si regge la sostenibilità. Principi che trovano un’importante leva di applicazione pratica nella tecnologia, non più considerata mero strumento, bensì elemento attivo di innovazione.

Economia sostenibile, un’arma contro la crisi Il patrimonio mondiale è il motore dello sviluppo della società e la capacità rigenerativa dell’ecosistema è l’elemento a cui le logiche finanziarie dovranno sottostare. Quello attuale è un momento congiunturale e le imprese devono essere in grado di ripensare le modalità di creazione del valore: investire in sostenibilità è la chiave per uscire dalla crisi. Infatti, se nel breve periodo non esistono sostanziali differenze tra aziende “virtuose” e non, nel lungo periodo le imprese irrispettose del fattore green sono destinate ad uscire dal mercato. Questo perché la crisi economica fa salire il grado di responsabilità sociale delle imprese.

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